Il ciclo vitale della coppia - Gioia Gori e Valeria Pisanò

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Voglio poterti amare senza aggrapparmi, apprezzarti senza giudicarti, raggiungerti senza invaderti, invitarti senza insistere, lasciarti senza senso di colpa, criticarti senza biasimarti, aiutarti senza umiliarti; se vuoi concedermi la stessa cosa allora potremo veramente incontrarci ed aiutarci reciprocamente a crescere
— Virginia Satir

Il ciclo vitale della coppia 

Una relazione di coppia, nonostante le sue mille sfaccettature, segue un percorso comune, universale, attraverso un processo a fasi. La specificità dei singoli individui che si uniscono  dà vita a diverse configurazioni di coppia e fa sì che ciascuna attraversi queste fasi  secondo tempi, modalità, ritmi e andamenti propri. 

Ecco le fasi del ciclo vitale della coppia:

1. Innamoramento 

2. Amore 

3. Figli/progettualità 

4. Crisi/ricostruzione 

Innamoramento 

Nelle prime fasi dell’avvicinamento all’Altro, i comportamenti e le emozioni che vengono  provati hanno la funzione di dirigere la scelta su una persona che spesso viene individuata  in base a linee guida di derivazione familiare di cui non si è sempre consapevoli. È la fase  dell'attrazione e del corteggiamento, del desiderio e dell'eccitazione, dove si accentuano  messaggi che comunicano il proprio coinvolgimento. Le somiglianze vengono sottolineate  per effetto dell’idealizzazione. 

Nel momento in cui l’attrazione si pone come ponte di una relazione che potrebbe divenire  più duratura, all’infatuazione si accompagna il piacere dello stare insieme. Quando i segnali dell'attrazione si colorano di tenerezza, di accudimento, quando al  mostrare il lato migliore di sé segue il condividere anche delusioni, dolori e esperienze  negative precedenti all'incontro, allora si è passati alla fase dell’innamoramento. Anche se si è ancora concentrati su se stessi, l'altro comincia a funzionare come rifugio emotivo, fonte di conforto e di appagamento dei propri bisogni di affetto. Al partner verranno  indirizzate le richieste d'aiuto e di rassicurazioni. La relazione si stabilizza, ma siamo ancora nella fase della messa alla prova dell’altro. Si continua, infatti, a sondare la disponibilità dell'altro all’impegno, la sua capacità di offrire cura e accudimento e la sua  aderenza a un certo modello di persona e di relazione che abbiamo in testa. In questa fase  non siamo innamorati di chi abbiamo di fronte ma di quello che ci evoca e ci fa provare. È  come dire: “Ti amo, perché ho bisogno di te!” 

L'altalena di emozioni e contraddizioni connesse all’innamoramento ha spinto alcuni  ricercatori a paragonarlo a una vera e propria patologia. La psichiatra italiana Donatella  Marazziti nel 1999 pubblicò uno studio che fu molto discusso, sottolineando l'analogia tra i  meccanismi dell'amore romantico e il disturbo ossessivo compulsivo (per la particolare  modalità di pensiero ossessivo focalizzato sul partner). 

Più di recente, nel 2016, uno studio internazionale sostiene addirittura che l’amore possa essere considerato una forma di dipendenza. Pare, infatti, che nelle persone innamorate e  in coloro che abusano di sostanze come alcol e cocaina si attivino le stesse aree e circuiti  cerebrali coinvolti nei meccanismi di gratificazione e ricompensa. L’innamoramento  sarebbe anche in grado di innescare conseguenze tipiche della dipendenza da sostanze,  come la ricerca compulsiva dell'oggetto d'amore, ma anche ansia, rabbia e insonnia in  caso di rifiuto o abbandono. 

Che l’amore possa essere temuto per le sue conseguenze imprevedibili e dolorose è stato messo in evidenza da generazioni di psicologi, ma anche di artisti. Nel 1978 Lucio Battisti  cantava ‟Aver paura di innamorarsi troppo‟. Secondo Sigmund Freud, non siamo mai così  fragili e indifesi come quando siamo innamorati. Al culmine dell’innamoramento, infatti,  abbiamo la sensazione di perderci, come se i confini tra noi e la persona amata fossero più  labili. Energie, pensieri ed emozioni vengono tutte rivolte verso la nuova relazione e  abbiamo la sensazione di essere molto più vulnerabili e sensibili a un possibile rifiuto. Un rifiuto in questa fase avrebbe, in effetti, conseguenze importanti per l‟autostima, motivo  per cui tendiamo a studiare l'altro, a cercare rassicurazioni sul fatto che l'altro ci ama come  noi amiamo lui e che non rimarremo delusi. 

Lo psicoanalista americano Martin Bergmann sosteneva che lo stato di innamoramento è  così piacevole perché, in qualche modo, permette di vivere di nuovo la simbiosi tipica del  rapporto madre-bambino. Questa sarebbe caratterizzata da accudimento, nutrimento,  protezione e cura, elementi che forniscono al bambino tranquillità e serenità. Nella  relazione d‟amore in età adulta, sarebbero poi soddisfatti altri due bisogni: colmare le  carenze di affetto subite durante l'infanzia e vedere confermato il proprio valore.

Darsi la possibilità di essere innamorati significa esporsi, mettere in gioco le proprie  fragilità con la speranza – e non l'obbligo – di essere ricambiati. È come scommettere, in  un gioco in cui un guadagno alto consegue solo a un elevato livello di rischio, mentre  essere troppo prudenti porta a perdere o, nel migliore dei casi, a non guadagnare nulla: 

“Accettiamo l'amore che crediamo di meritare” (Noi siamo infinito, 2017).

Filmografia consigliata:

Travolti da un insolito destino nell'azzurro mare d'agosto di L. Wertmuller (1974);

Se mi lasci ti cancello di M. Gondry (2004). 

Amore 

Dalla passione iniziale si passa all’intimità, all'innamoramento subentra l’amore quando le emozioni predominanti sono di affetto e fiducia. Questa è una fase delicata in cui si perde molto dell'idealizzazione che ha caratterizzato la fase precedente e inizia la  differenziazione. La differenziazione è conseguenza alla delusione che l’altro non è la figura idealizzata creata nella fase di innamoramento. 

Questa fase è anche detta del «risveglio», e suscita sentimenti contraddittori: da una  parte è deludente constatare le differenze, le divergenze; dall’altra può diventare gratificante e stimolante scoprire l'altra persona nella sua unicità. Qui entrano in ballo le decisioni più consapevoli: si decide di investire nella coppia e continuare, con l'impegno  reciproco di venirsi incontro di fronte alle divergenze. In pratica una coppia evolve dallo stato simbiotico a quello della differenziazione quando comincia a pensare in maniera indipendente e vi è uno spostamento verso l'introspezione. 

Molti, invece, vivono questo momento di transizione con ansia e preoccupazione tali da  indurre la rottura del legame. 

Le difficoltà diventano più intense quando uno dei due non è pronto, e mette in atto tutti i  tentativi per mantenere lo status quo della simbiosi. In questo caso il cambiamento viene visto come un segnale di deterioramento patologico del rapporto, anziché come un naturale processo evolutivo. Molti potrebbero avvertire la necessità di tirarsi indietro  proprio quando devono fare un passo avanti, spesso per la paura di legarsi. Scelgono di  non amare, di non progettare, di fermarsi all‟essere innamorati. Basta individuare il punto iniziale della fase dell’amore e fermarsi. Ma la paura di amare meriterebbe un podcast a parte. 

Filmografia consigliata:

La trilogia di R. Linklater Before Sunrise (1995), Before Sunset (2004), Before Midnight (2013), in cui Jesse e Céline mettono in scena in modo schietto e delicato il ciclo di vita della coppia. In particolare, Before Midnight si concentra proprio nella fase appena descritta. 

Figli / progettualità 

Quando arriva un figlio, i partner devono affrontare un'importante trasformazione. La  dimensione di coppia deve infatti ampliarsi e creare nuovi spazi fisici e mentali. La coppia inizia ad attraversare questo passaggio molto tempo prima della nascita di un  figlio. La scelta di diventare genitori, infatti, è sempre più spesso ragionata e ponderata, e auspicabilmente matura dopo una serie di conquiste individuali e di coppia. Avere un  bambino comporta dunque un percorso in cui un figlio è pensato, accudito e protetto  ancora prima di venire al mondo. Il contesto familiare in cui approderà quel bambino sarà  caratterizzato dalle aspettative, dai programmi e dalle credenze dei suoi genitori. Molto suggestivo, in tal senso, il concetto di «nidificazione psichica» (Darchis, 2009), che  prevede una riorganizzazione intrapsichica e intersoggettiva indispensabile alla costruzione  dello spazio mentale dei genitori – il nido, appunto – che, proprio come quello costruito  sugli alberi dagli uccelli in previsione della cova delle uova, abbia caratteristiche di calore e  morbidezza, ma anche di strutturazione e solidità che rendano possibile e sicuro il luogo  mentale nel quale il bambino sarà accolto. 

La trasformazione della coppia avviene su più dimensioni. 

  • Psicologica: arriva un “terzo” che si mette inevitabilmente in mezzo ai due partner. C’è  allora la necessità di trovare uno spazio mentale oltre che fisico. Da coppia si passa a  triade, e i due adulti sono chiamati a farsi carico dell'elemento più debole.

  • Emotiva: la coppia è chiamata a fare i conti con la frustrazione legata alle rinunce  personali a favore del nuovo assetto. A tutto ciò si affianca il timore per un‟esperienza nuova, sconosciuta e quindi fonte di allerta. 

  • Organizzativa: quotidianità e tempo libero devono essere ridefiniti sulla base delle nuove  esigenze di cura e crescita del bambino. 

Con l'arrivo di un figlio, il compito forse più difficile per la coppia è quello di trovare  un'integrazione armoniosa dei due stili genitoriali, che possono essere anche molto diversi.  Ognuno infatti mette in gioco ciò che gli è stato trasmesso dai genitori e l'idea che ha  sviluppato sull'essere genitori. Nella cura del nuovo arrivato emergono allora stili  relazionali e modelli di attaccamento che entrambi i genitori hanno sperimentato quando erano piccoli. I neogenitori si trovano presto a cercare di armonizzare l‟eredità di queste  esperienze personali. 

Diventare genitori implica una trasformazione dell'identità: da partner si diventa anche  madre e padre. Per il benessere della coppia è essenziale che questi due ruoli coesistono,  e che uno (partner) non escluda l'altro (madre/padre). Essere genitori non significa però  smettere di essere partner, ed è necessario dedicare energie e tempo anche alla relazione  amorosa. Ridurre drasticamente il tempo che si dedica alla coppia, all'intimità e alla sessualità può diventare un forte fattore di rischio per la relazione. 

Durante il processo di crescita dei figli, l'evoluzione della coppia, coniugale e genitoriale, continua a subire delle modifiche in relazione ad eventi e fasi del loro ciclo vitale.  Ingredienti necessari in questo processo sono la comunicazione e la condivisione per  consentire una cogenitorialità consapevole e la capacità di ritrovare nuovi equilibri al  momento dell'uscita da casa dei figli. 

Tuttavia, desiderare di avere un figlio è da sempre considerato naturale, scontato,  previsto. In tutte le culture diventare genitore ha sempre avuto una valenza declinata su  più livelli, da quello individuale al piano coniugale, fino all'intero sistema della famiglia estesa. 

Per queste ragioni, quando la transizione alla genitorialità viene intralciata da impedimenti, ritardi o addirittura viene negata, siamo di fronte a elementi di rischio e disagio. Nella  maggior parte dei casi si tratta di problematiche di sterilità: il fenomeno, definito  childnessess, riguarda le coppie che a causa di problematiche mediche o psicologiche  legate alla procreazione non riescono, pur desiderandolo, ad avere un bambino. Si tratta di  una condizione estremamente dolorosa, accompagnata da un'ampia gamma di emozioni  riconducibili tutte a un vissuto di angoscia e di lutto. Nella nostra società sono frequenti  per le coppie il ricorso a tecniche di procreazione medicalmente assistita, quando ve ne  sono le condizioni, e/o il rendersi disponibili all‟adozione, a conferma del fatto che  accettare e rassegnarsi al non avere figli accade oggi sempre più raramente. 

In molte culture ogni fallimento che può verificarsi in questa importante transizione è spesso interpretato come un comportamento deviante dalla norma e socialmente stigmatizzante, soprattutto quando il non avere figli non rappresenta una condizione subita ma attivamente cercata. È il caso delle coppie che, per scelta, rinunciano alla genitorialità, vivendo quella che alcuni autori definiscono “sterilità volontaria” o condizione childfree.

Si tratta di coppie che decidono di non avere figli per svariate ragioni: la letteratura  internazionale ha individuato alla base della rinuncia volontaria alla procreazione problemi  economici o difficoltà nella gestione del quotidiano; desiderio di non sacrificare la propria  libertà e il livello di soddisfazione raggiunto nella coppia e/o nell’attività lavorativa;  presenza di esperienze infantili sfavorevoli e timore di riattivarne i nuclei dolorosi e  traumatici; volontà di mantenere uno stile di vita fondato sul disimpegno e sulla libertà  sessuale. Gli atteggiamenti childfree non devono essere letti come scelte superficiali e  avventate, bensì come decisioni ponderate, a volte sofferte, visto lo stigma sociale cui  soprattutto le donne sono sottoposte, e come componenti della struttura dell'identità  personale e di coppia. 

In queste situazioni, risulta fondamentale la capacità della coppia di creare o ricreare una  propria progettualità, una finalità condivisa che permetta ai partner di mantenere attiva la  vitalità e la generatività del legame. 

Filmografia consigliata:

Figli di G.Bonito (2020), Ricordati di me di G.Muccino (2003). 

Crisi/Ricostruzione 

Per quali motivi una coppia entra in una crisi che non le permette di trovare risorse interne  di risoluzione, fino a chiedere un aiuto specialistico? Gli studiosi hanno individuato  principalmente tre aree sensibili da cui può nascere un disagio che si colloca al di là delle  dinamiche comuni ad ogni coppia. 

Una prima spiegazione della crisi individua nella violazione del contratto di coppia, spesso  implicito, l'input scatenante. Sappiamo che in ciascuno la scelta del partner comprende la  risposta a profondi bisogni personali di cure e di affiliazione; ma anche a disponibilità  nell’accudimento e nell’accoglienza dell’altro. I contratti impliciti possono fisiologicamente  svilupparsi attraverso modi più evoluti di fornire risposta ai bisogni di dare e ricevere, ma  possono anche restare bloccati in una dannosa dimensione senza tempo diventando per  qualcuno gabbie ormai inadeguate mentre continuano per l'altro a costituire presidi di  sicurezza. 

Una seconda ragione trova le sue radici nella non risolta uscita dalla famiglia di origine di  uno o di ambedue i partner, quando gli atteggiamenti e comportamenti caratterizzanti l‟ingombrante legame che perdura, cominciano a minacciare o comunque appesantire il  rapporto a due, oppure addirittura ne hanno a volte impedito l'autentico sviluppo.

Molte persone non hanno veramente lasciato il padre e la madre, permangono nella condizione di figli e perciò possono vivere nella coppia una relazione immatura e spesso inficiata, in alcuni casi portatrice di difficoltà anche gravi. 

Un terzo motivo può essere nelle scelte di crescita personale che uno dei due soggetti, introduce per una maturazione individuale, producendo elementi di disturbo in un rapporto  consolidato attraverso elementi di autonomia del tutto inattesi per il partner, da lui  considerati estranei e impropri alla consolidata relazione e alla fine insopportabili. 

Potremmo aggiungere che i forti stress che sconvolgono la vita individuale e rendono meno saldi e sicuri di sé i soggetti (malattie invalidanti, tracolli economici, perdita del  lavoro ritenuta irrimediabile) possono concorrere a creare una crisi nella coppia altrimenti  improbabile. 

Molte coppie sono in crisi, poche chiedono aiuto, mentre un numero molto alto o arriva drammaticamente alla fine di un rapporto o persiste a mantenere il legame ed a convivere frustrato e rassegnato, nella delusione e nel dolore. L’esperienza ci dice che chi chiede un aiuto specialistico può sviluppare risorse che portino da qualche altra parte, in genere in lidi migliori di quello dello stallo, della crisi o della furiosa impotenza. 

Filmografia consigliata:

La guerra dei Roses (1989) con la regia di Denny De Vito. 

Bibliografia: 

M. Andolfi, A. Mascellani, Intimità di coppia e trame familiari, Raffaello Cortina Editore, 2019 M. Recalcati, Mantieni il bacio, Feltrinelli, 2019 

U.Telfner, La manutenzione dell‟amore, Castelvecchi, 2015 

M. Andolfi, La crisi della coppia. Una prospettiva sistemico relazionale, Raffaello Cortina Editore,  1999


Dott.ssa Gioia Gori, Psicologa  - Dott.ssa Valeria Pisanò, Psicologa Psicoterapeuta


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Dott. Alessandro Mazzoli - Psicologo a Vigevano

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